L’olivo è una pianta tipica dei paesi mediterranei e cresce bene in zone a clima mite. Un clima troppo caldo gli è dannoso, in quanto lo induce a vegetare in continuazione esponendolo ai danni del gelo e della bassa temperatura. L’Italia è il secondo paese mondiale produttore di olive, dopo la Spagna. L’olivo è in genere molto longevo. Normalmente entra in produzione al dodicesimo anno d’età e raggiunge la maturità al venticinquesimo; con particolari forme d’allevamento e i moderni sistemi di potatura si può abbreviare questo periodo giovanile d’improduttività. L’olivo in genere fruttifica sui rami di un anno già lignificati che vanno per i due. Nell’olivo, come d’altronde anche in altre piante da frutto, si può notare una certa alternanza di produzione: ad anni di raccolto abbondante seguono anni di produzione scarsa. Questo fenomeno può essere contenuto entro limiti tollerabili eseguendo razionalmente la potatura ogni anno, concimando bene le piante e lavorando con cura il terreno e nebulizzando gli anticrittogamici necessari. L’epoca migliore per l’impianto dell’olivo è la primavera. L’olivo può essere allevato essenzialmente in due forme: a vaso e a palmetta; nel primo caso scegliere un soggetto di quattro o cinque anni di innesto, già impalcato e ricco di rami lungo il fusto; nel secondo caso scegliere un soggetto di due anni, vigoroso e con un’abbondante vegetazione a legno. A seconda della forma d’allevamento, se è necessario, munire la pianta di tutori. All’impianto eseguire un taglio per alleggerire la chioma e cimare i rami di rivestimento e quelli lungo il fusto.
Vaso
Non è da molto che l’olivo è allevato a vaso con un’impalcatura di non più di quattro-sei branche piramidali con un solo getto guida, a differenza della forma a vaso precedente, che aveva un numero indefinito di branche principali con diverse biforcazioni. La pianta così allevata tendeva a vegetare nelle parti apicali delle branche e rimaneva spoglia verso il basso. Quindi, dopo «qualche anno, il giardiniere doveva «sbassare» la pianta praticando grossi tagli con una conseguente riduzione del raccolto. La forma moderna di vaso ha in genere quattro branche; dove l’olivo raggiunge dimensioni notevoli l’impalcatura sarà di sei; in questo caso si parte con tre getti che poi si biforcheranno a una limitata distanza dal fusto principale. Dal fusto nudo, di m 1,2-1,5 circa, si dipartono le branche a una distanza di cm 10 circa l’una dall’altra. Perché il vaso sia regolare si possono disporre all’impianto cinque forti tutori, di cui uno verticale e gli altri quattro un po’ inclinati, che sosterranno i rametti a legno, future branche dell’impalcatura. Continuare a legare i getti ai tutori man mano che s’allungano, asportando eventuali gemme a frutto. Il quarto o quinto anno, quando la vegetazione è ormai ben folta, inclinare a 45-50° i tutori con le relative branche, in modo che solo il prolungamento di ogni branca sarà in posizione verticale. I rami principali non dovranno mai biforcarsi, ma saranno ricchi di rami di second’ordine quasi orizzontali a una distanza di cm 80-120 l’uno dall’altro. Eseguire la potatura di produzione quando è passato il pericolo di gelate, ma prima della ripresa vegetativa. Ogni taglio dovrà essere fatto un po’ al disopra del ramo che dovrà rimanere e sopra un nodo o una coppia di gemme. Fare sempre in modo che la superficie tagliata esposta non sia troppo ampia. Recidere tutti i succhioni meno quelli che possono servire per sostituire le branche deperite o riempire vuoti dell’impalcatura; asportare i rami a legno più robusti e più deboli, mantenendo invece quelli di medio vigore ed evitare di cimarli, altrimenti non fruttificheranno, tranne nel caso in cui alterino la simmetria della forma o siano antagonisti pericolosi per il getto guida. Sulle piante più giovani e vigorose alcune gemme dei rami a legno producono in agosto-settembre, invece che la primavera seguente, dei getti, detti anticipati: sono piccoli, esili e portano gemme a legno. Si ha così la possibilità di accorciare i rami a legno evitando le vegetazioni a mazzetto, che si otterrebbero se si potasse su gemme regolari. I getti dell’anno sono rami misti, meno forti dei rami a legno ma più di quelli a frutto. Portano gemme a fiore e, all’estremità, gemme a legno che daranno getti a frutto. Non potare mai i rami misti, caso mai diradarli se Sono troppo fitti. Si possono confondere coi rami a frutto, i quali però hanno tutte le gemme a fiore. Non potare mai i rami a frutto: dopo la fruttificazione reciderli e sostituirli con nuovi rami giovani. Recidere tutti i rami malati o danneggiati. Prima della ripresa vegetativa concimare bene la base della pianta. Fare sempre in modo che le branche siano ben equilibrate, cioè abbiano una giusta quantità di rami a legno ea frutto, a seconda del loro vigore. A potatura ultimata ogni branca dell’olivo avrà una forma più o meno piramidale.
Palmetta a branche inclinate
Risulta essere la forma migliore per la costituzione di oliveti specializzati e molto produttivi. L’olivo si presta ottimamente a essere allevato a palmetta, in quanto produce facilmente polloni sul legno vecchio e rami a legno sulle branchette inclinate evitando, allo stesso tempo, che i rami a frutto siano troppo carichi di legno vecchio e infruttifero. Ricevuta la pianta dal vivaio, metterla a dimora e disporre tre paletti, di cui uno verticale e due leggermente inclinati, ai quali vanno legati tre rametti a legno a cm 10 l’uno dall’altro: due formeranno la prima impalcatura, il terzo farà da getto d’allungamento. Sfoltire leggermente la vegetazione delle tre branche, cimando i getti laterali a 5-6 foglie. Sin dal primo anno curvare i rametti sviluppatisi sulla branca più robusta e sul getto guida. Il secondo anno diradare i rami lasciati lungo il fusto ed eventuali rametti fruttiferi che comprometterebbero il vigore della pianta se producessero. Mantenere invece i rami a legno. Il terzo anno, se la pianta è sufficientemente vigorosa e sviluppata, recidere tutta la vegetazione al disotto della prima impalcatura. Fare in modo che le branche inclinate si sviluppino parallelamente senza che una abbia il sopravvento (in questo caso inclinarla maggiormente). Accorciare il getto guida centrale solo se è eccessivamente vigoroso. Legare ai tutori i getti guida man mano che si sviluppano. Il quarto-quinto anno le branche della prima impalcatura dovrebbero essere pronte a essere unite a quelle dell’olivo vicino per formare il filare: inclinare le branche laterali a 45° e unire i prolungamenti senza accorciarli. Tra una pianta e l’altra collocare un tutore. Contemporaneamente, scegliere sul fusto due rametti a legno am 1,2-1,5 dalla prima impalcatura per formare una seconda impalcatura. Diradare e curvare gli altri getti. In seguito si formerà nello stesso modo una terza impalcatura che completerà la palmetta. Fare attenzione che le ultime due impalcature non compromettano il vigore della prima. A mano a mano che s’allungano, unire anche i rami della seconda e della terza impalcatura. All’apice del fusto principale si formerà un rametto da legno: conservarlo i primi anni, poi eliminarlo. Lungo tutte le branche inclinate si formeranno dei getti di second’ordine, più o meno orizzontali che vanno cimati. Tra questi getti mantenere un’adeguata vegetazione a frutto, utile a ache per proteggere le branche. Come nel caso dell’olivo allevato a vaso, eliminare sempre i succhioni, i rami modanneggiati e i rami che hanno fruttificato con un potatore telescopico. Fare attenzione a mantenere ben regolati i getti laterali delle branche inclinate, in modo da avere sempre un certo equilibrio: ogni branca deve essere più fitta di vegetazione alla base e sfoltirsi man mano che si procede verso l’apice. Questa forma tende più dell’altra ad arricchirsi di vegetazione, quindi eliminare oculatamente i rami a legno e a frutto eccessivi.
Potatura di rinnovamento
Per entrambe le forme per quanto riguarda la potatura di rinnovamento, bisogna allevare alla base delle branche vecchie ed esaurite nuovi getti di sostituzione. Eseguire la potatura invernale conservando i getti inseriti alla base delle branche e rivolti verso l’esterno. Allevarli, man mano che si sviluppano, come le branche degli olivi in formazione, ma limitando le cimature. Dopo quattro o sei anni recidere i vecchi rami, che verranno sostituiti da questi nuovi getti. Due parole sulla slupatura: è un’operazione atta a porre rimedio alla lupa o carie che provoca il deperimento dell’olivo, rendendolo sterile. Si esegue dopo il freddo invernale, asportando il legno cariato, iniziando dal ciocco fino a scendere, man mano, verso le radici più grosse, a volte anch’esse cariate. In seguito si passa al tronco e ai rami principali, lasciando solo legno sano. Alla fine dell’operazione disinfettare con poltiglia bordolese e spennellare con un prodotto cicatrizzante.
Potatura di produzione
Ogni anno, ormai passato il pericolo di gelate, ma prima della ripresa vegetativa, eseguire la potatura di produzione. Recidere tutti i succhioni meno quelli che possono servire per sostituire le branche deperite o riempire vuoti dell’impalcatura. Asportare i rami a legno più robusti e più deboli, mantenendo invece quelli di medio vigore. Recidere tutti i rami che hanno fruttificato e i rami malati o danneggiati.
Caratteristiche dei principali rami dell’olivo: 1 ramo a legno: porta gemme destinate a produrre rami a legno e misti. Cresce in genere sui rami giovani e più vigorosi, in cima o sulle curvature dei rami a frutto. 2 rami misti: sono getti dell’anno, meno vigorosi dei rami a legno, ma più dei rami a frutto. Portano gemme a fiore, tranne alle estremità, dove ci sono 1-3 gemme a legno che produrranno nuovi getti a frutto. 3 rami a frutto: sono deboli e penduli. Vista la loro posizione, si possono confondere coi rami misti, ma se ne differenziano perché hanno tutte le gemme a fiore. Dopo la fruttificazione questo ramo va asportato e sostituito con uno più giovane. 4 dove eseguire il taglio.
Risulta essere quindi piuttosto semplice.