In questa guida spieghiamo come e quando potare la vite.
La vite è un arbusto sarmentoso originario del bacino del Mediterraneo. Attualmente la viticoltura è diffusa in tutte le regioni italiane e l’Italia detiene il primato mondiale come paese produttore d’uva. La vite è adatta alle zone a clima mite, con un’estate lunga abbastanza da consentire la maturazione dei grappoli. L’uva può rimanere danneggiata dalle precoci gelate autunnali, che colpiscono i getti non ancora lignificati, riducendo così la produzione della stagione successiva, e dalle tardive gelate primaverili, che causano la scomparsa delle nuove gemme e getti appena spuntati.
Chi ha viaggiato attraverso regioni coltivate a viti saprà molto bene che l’uva è prodotta da viti coltivate in una gran varietà di forme, che vanno dai ceppi potati radicalmente ai rampicanti che crescono liberamente. Comunque, in qualsiasi modo si allevi la vite, si può vedere chiaramente che l’uva è prodotta sui tralci laterali dell’anno. È veramente molto importante capire questo, perché è assai facile lasciare che la vite produca troppi tralci laterali e, quindi, troppi grappoli con chicchi piccoli e a volte inutilizzabili. Ugualmente, il modo in cui è prodotta l’uva rende necessaria una crescita veloce e spontanea della vite, se gli acini devono maturare prima dell’arrivo dell’inverno. La potatura è perciò estremamente importante, in quanto è il modo in cui il giardiniere o il viticoltore può ridurre il numero dei tralci antagonisti e quindi concentrare le energie della vite per gli scopi desiderati. La potatura è un compito continuo e gratificante; gratificante nel senso che i risultati sono visibili quasi subito e continuo perché va eseguita non solo durante il riposo vegetativo, ma anche durante il periodo di crescita attiva.
La maggior parte dei giardinieri pensa che la potatura della vite sia l’eliminazione indiscriminata di lunghi tralci, invece è un’operazione delicata e più sottile: è spesso necessario recidere le cime o eliminare tralci che non servono, mentre sono ancora molto piccoli, o grappoli in eccesso ancora allo stadio embrionale, o diradare i grappoli togliendo chicchi uno per uno, per essere sicuri che l’uva da tavola sia grande e saporita.
La potatura della vite si divide in potatura di formazione o allevamento e potatura di produzione. La prima ha lo scopo di impostare la crescita della pianta per darle, a una certa altezza, la forma voluta e di anticipare il suo sviluppo. La seconda, invece, mira a rendere più produttiva la pianta. Essa si suddivide in potatura invernale e potatura estiva. Scopi della potatura invernale sono: 1. Mantenere la forma della vite e fare attenzione che sia sempre equilibrata e proporzionata in tutte le sue parti. 2. Recidere i tralci che hanno fruttificato e, talvolta, rinnovare anche le branche. 3. Eliminare tutti i tralci malati o danneggiati. 4. Tagliare a 2-3 gemme gli speroni e a più gemme i tralci fruttiferi. Questa potatura va eseguita tra l’autunno e l’inizio della primavera, anticipandola nelle zone calde e posticipandola in quelle fredde, quando si temono i danni dovuti alle gelate tardive.
Scopo principale della potatura estiva è non tanto regolare la produzione dell’anno in corso, come nel caso della potatura invernale, bensì migliorarne la qualità e preparare la vite a una migliore produzione per l’anno seguente. Questa potatura mira a: 1. Eliminare i succhioni, in genere infruttiferi, che si sviluppano dal ceppo o dalle branche. Va eseguita subito dopo l’inizio della vegetazione lasciando qualche succhione in buona posizione, che possa servire a mantenere più equilibrato il vigore della pianta o a sostituire le branche più vecchie. 2. Eliminare i germogli sterili che si sviluppano sui tralci di un anno. 3. Spuntare alcuni tralci fruttiferi, in genere all’inizio di luglio, in due riprese, lasciando 6-8 foglie oltre l’ultima infiorescenza. 4. Fissare i nuovi getti man mano che crescono; fissare le branche e i tralci dopo la potatura. 5. Diradare le infiorescenze e i grappoli quando sono prodotti in numero troppo abbondante rispetto alla vegetazione. Scopo di quest’operazione è rendere i grappoli più regolari come aspetto e grandezza e gli acini più grandi e uniformi. 6. Diradare gli acini delle uve da tavola quando i grappoli sono troppo fitti.
Impianto e sistemi di allevamento
L’impianto avviene in marzo-aprile, nel caso di talee, e in novembre o durante l’inverno fino ad aprile nel caso di barbatelle (talee di viti franche o innestate). All’impianto tagliare le radici rovinate o troppo lunghe é spuntare le rimanenti. Fare attenzione a eliminare eventuali succhioni che dovessero svilupparsi dal portainnesto. Per quanto riguarda la struttura di sostegno, dovrebbe essere sistemata l’anno in cui la vite comincia a prendere vigore.
Numerosi sono i sistemi di allevamento delle viti, alcuni sperimentati da lungo tempo, altri relativamente recenti. | sistemi d’allevamento si differenziano in base all’espansione assunta dalla vite e dal numero di gemme che si lasciano, anche se per uno stesso sistema di allevamento si può avere un numero diverso di gemme, a seconda della varietà. Le viti possono essere allevate basse, con diversi sistemi di allevamento a scarsa o media espansione, con tutori inerti o alberi a cui sono consociate; oppure possono essere allevate alte, con sistemi a grande espansione, come pergolati o tendoni. A seconda del sistema d’allevamento le viti andranno collocate a distanze diverse l’una dall’altra. Ci sono differenze anche nell’altezza dei sistemi d’allevamento; preferibili sono comunque quelli di media altezza o anche alti, in quanto l’uva non rimane troppo vicino al terreno e si da più ventilata e più esposta al calore del sole.
E ora la definizione di due termini che compariranno nel corso delle spiegazioni e che possono non essere noti a tutti. Si chiama femminella un germoglio che si origina da una gemma dell’anno. La spalcatura è un’operazione di potatura che consiste nell’eliminare i rami più bassi.
Sistemi a scarsa e media espansione
I sistemi a scarsa espansione sono quelli usati da più tempo e che quindi vengono gradualmente sostituiti dai sistemi a media e a grande espansione. Tra i sistemi a scarsa espansione ricordiamo: l’alberello, il ventaglio, il Guyot, l’archetto e il capovolto. | sistemi a media espansione sono rappresentati principalmente dai cordoni; ricordiamo anche la palmetta e la spalliera. | sistemi maggiormente usati tra quelli a scarsa espansione sono il Guyot, l’archetto e il capovolto, sistemi semplici che si adattano a qualsiasi ambiente. La struttura di sostegno è costituita da pali con 2-4 fili di ferro, di cui il primo a cm 60-90 dal suolo e gli altri a cm 50 circa l’uno dall’altro.
Nel Guyot e nell’archetto la vite è spalcata al disotto del primo filo e comprende uno sperone e un tralcio a frutto. Nel Guyot piegare il tralcio lungo il primo filo; nell’archetto piegarlo in modo da formare un arco e legarlo al primo filo a sostegno. Nel capovolto spalcare la vite al primo o secondo filo e piegare il tralcio fruttifero (più lungo che nei sistemi precedenti) in modo che formi un arco più ampio e fissare l’estremità al primo filo.
Possono essere semplici, laterali, doppi o bilaterali, a uno, due o più piani sovrapposti. All’impianto della giovane vite, durante il riposo vegetativo, tra novembre e febbraio, tagliare le radici lunghe o rovinate e spuntare le altre. Potare il tralcio a due gemme, dalle quali si svilupperanno due getti. Durante l’estate lasciar crescere un solo tralcio, il più vigoroso, e recidere l’altro. Legare il tralcio al sostegno, man mano che cresce. Cimare tutti gli eventuali tralci laterali a cm 2-3, non appena spuntano. L’anno dopo l’impianto il fusto dovrebbe ormai essere lungo circa m 2. Tagliarlo nuovamente a 1-2 gemme alla base, per poter avere un tralcio dell’anno vigoroso. Se il tralcio è abbastanza vigoroso, l’inverno successivo lo si può tagliare al disotto del filo di ferro dove si deve eseguire la spalcatura. In seguito lasciare che i due o tre tralci che si sviluppano dalle gemme più alte crescano liberamente. Spuntare e piegare quelli che si sviluppano dalle gemme più basse eliminando tutte le infiorescenze. L’inverno successivo potare a 2-3 gemme il tralcio più basso e lasciare quello superiore più lungo. Nel sistema Guyot piegarlo e legarlo, a un angolo quasi retto, lungo il primo filo; nell’archetto e nel capovolto piegarlo ad arco (più accentuato per il secondo) e legare l’estremità al primo filo. L’anno seguente potare il tralcio più basso a 1-3 gemme e lasciare quello superiore più lungo. Eliminare le femminelle. Continuare eseguendo le normali potature invernale ed estiva. Per il rinnovamento o la sostituzione di qualche tralcio adoperare i polloni che si sviluppano dal ceppo. Tra i sistemi a media espansione molto diffusi sono i cordoni orizzontali, verticali, obliqui o a spirale. I più usati sono i cordoni orizzontali, che possono essere semplici o doppi. Le viti vengono piantate a una distanza di m 1,5-2,5. I ceppi possono essere sostenuti o meno da canne o paletti.
I cordoni speronati sono usati per le varietà che vanno potate corte; i cordoni Cazenave per le varietà che vanno potate medie; i cordoni Sylvoz per le varietà che vanno potate lunghe. Eseguire la potatura d’impianto come per il Guyot. L’anno dopo l’impianto il fusto dovrebbe ormai essere lungo circa m 2. Tagliarlo nuovamente a 1-2 gemme alla base, per poter avere un tralcio dell’anno vigoroso. Se il tralcio è abbastanza vigoroso, l’inverno successivo tagliarlo al disotto del filo di ferro dove si deve eseguire la spalcatura. In seguito lasciare che i due o tre tralci che si sviluppano dalle gemme più alte crescano liberamente. Spuntare e piegare quelli che si sviluppano dalle gemme più basse. Dei due tralci eliminare quello meno forte, piegare l’altro a un angolo non troppo stretto e legarlo al primo filo di ferro (cordone speronato o Cazenave) o al secondo (cordone Sylvozi). Se il cordone è bilaterale legare i tralci uno a destra e l’altro a sinistra. Fare in modo che le gemme dei tralci piegati risultino rivolte verso l’alto e verso il basso.
Durante l’anno recidere tutti i getti che si sviluppano al disotto del tralcio e sulla piegatura. Se quelli
alla base o alla estremità si sviluppano più degli altri, spuntarli. L’anno seguente lasciare i tralci che si sono sviluppati dalle gemme della parte superiore, a una distanza di cm 25-40, per poi potarli un anno dopo a speroni di 1-3 gemme. Ora si comincia ad avere un raccolto. Gli anni seguenti, nel cordone speronato continuare a potare a speroni di 1-3 gemme i tralci che si sviluppano dalle gemme più basse. Negli altri due cordoni continuare a tagliare a sperone di 1-3 gemme il tralcio che si sviluppa dalla prima gemma alla base, mentre quello che si sviluppa dalla seconda gemma va piegato e fissato al secondo filo, dopo aver eliminato tutte le femminelle. Eseguire la potatura estiva. Per il rinnovamento di qualche tralcio utilizzare i succhioni o i tralci infruttiferi.
Sistemi a grande espansione
I pergolati sono costituiti da viti sostenute da impalcature a una certa distanza da terra. L’impalcatura è composta da pali, pertiche, canne, fili di ferro. Questo tipo di allevamento ha molti vantaggi: rende più comoda la potatura e permette l’eliminazione dei getti conservando solo le gemme più fertili; permette una migliore aerazione dei grappoli, i quali sono anche meglio protetti dalle foglie, che li riparano dalle intemperie e dai raggi del sole troppo forti. I pergolati comprendono più tipi di sistemi, che variano in altezza e in ampiezza; il più noto è il tendone.
Il tendone
Le viti vengono piantate in quadrato, a una distanza di m 2-4 per lato. La struttura di sostegno è costituita da pali di cemento, alti m 2,5-3, leggermente rastremati verso il basso, tramezzini di legno e fili di ferro. I quattro pali posti agli angoli devono essere particolarmente robusti. Il vigneto non deve estendersi per più di m° 2000-3000. Piantare la giovane vite durante il riposo vegetativo, tra novembre e febbraio. All’impianto tagliare le radici lunghe o rovinate con le forbici da potatura e spuntare le altre. Potare il tralcio a 2 gemme, dalle quali si svilupperanno due getti.
Durante l’estate lasciar crescere un solo tralcio, il più vigoroso, e recidere l’altro. Legare il tralcio al sostegno man mano che cresce. Cimare tutti gli eventuali tralci laterali a cm 2-3 non appena spuntano.
Un anno dopo l’impianto il fusto dovrebbe ormai essere lungo circa m 2. Tagliarlo nuovamente a 1-2 gemme alla base, per poter avere un tralcio dell’anno vigoroso. Se il tralcio è vigoroso, l’inverno successivo lo si può tagliare al disotto del filo di ferro dove si deve eseguire la spalcatura. In seguito lasciare che i due o tre tralci che si sviluppano dalle gemme più alte crescano liberamente. Dall’anno seguente si comincerà ad avere un raccolto. Tagliare i tralci a cm 10-20 al disotto della struttura orizzontale, oppure piegarli lungo un filo. A questo punto si può scegliere fra tre alternative: 1. Piegare i tralci che si sviluppano dalle tre o quattro gemme superiori lungo i fili della struttura orizzontale che si dipartono dai singoli sostegni, tagliarli alla lunghezza di m 0,5-1. In inverno approfittare dei tralci più vigorosi che in genere spuntano prima della piegatura, eliminare tutte le femminelle e piegarli sopra ciascun filo. Eseguire la potatura estiva. 2. Potare a 2 gemme i tralci che si sviluppano dalle tre o quattro gemme superiori. La più alta di queste due gemme produrrà l’anno successivo il tralcio fruttifero; tagliare a sperone i tralci sviluppatisi dalla gemma inferiore. Potare il tralcio della gemma superiore a 6-10 getti e legarlo a un filo della struttura di sostegno orizzontale. Eseguire la potatura estiva. 3. Lasciare superiormente tre o quattro tralci e piegarli lungo i fili della struttura orizzontale o trasversalmente, in modo da formare dei cordoni permanenti. Eseguire la potatura estiva.
L’anno seguente potare a speroni i tralci laterali che si sviluppano. I tralci che si dipartono dagli speroni vanno potati a 1-3 gemme o più lunghi, a seconda della varietà. Nel caso il tralcio rimanga lungo, continuare a fissarlo ai fili. In caso di bisogno, si può eseguire un rinnovamento della parte superiore del fusto, dei cordoni permanenti o delle branche, sostituendoli con succhioni o tralci legnosi sterili, sviluppatisi dal ceppo, dai cordoni o dalle branche. Gli anni seguenti continuare con la potatura invernale ed estiva.