Nonostante molti giardinieri potino regolarmente ogni stagione i rosai e gli arbusti, pochi ritengono necessario impostare la crescita degli alberi che coltivano o potarli. Eppure la formazione e la potatura nei primi anni di vita di un albero sono essenziali per ottenere degli esemplari proporzionati, sani e ricchi di rami. Si può in genere far capo ai vivai per ricevere alberi giovani, con una buona formazione e che siano stati trattati correttamente sin dalla propagazione. Nella maggior parte dei casi è necessaria solo una potatura relativamente leggera per continuare la formazione iniziale e ottenere un albero bello, con una corona simmetrica e proporzionata. Lo scopo finale è ottenere una pianta con rami uniformemente distanziati che formino una solida impalcatura. In questa fase iniziale recidere, dove è possibile, i rami disordinati o mal distribuiti, facendo però attenzione a non rovinare il portamento naturale dell’albero. Il peso dei rami di un albero adulto è notevole ed è essenziale che il fusto e il sistema di ramificazioni principale siano in grado di sorreggerli; inoltre una buona formazione iniziale riduce il rischio di danni che potranno essere causati dal vento o da tempeste negli anni successivi. Una volta che gli alberi si sono ben consolidati non c’è bisogno di molto più di una potatura di bellezza, che consiste nell’eliminazione dei rami malati o danneggiati. La maggior parte dei giardinieri non troverà pratico recidere più di qualche ramo ogni tanto, una volta che l’albero ha ormai raggiunto una certa altezza. Qualsiasi altro diradamento o potatura di maggior entità della corona di grossi alberi va eseguito da uno specialista, dato che ci vuole un’attrezzatura particolare per portare a termine il lavoro correttamente e senza correre rischi. Se il potatore non è veramente competente, è probabile che mutili gli alberi lasciandoli in una condizione ancora più pericolosa di prima che iniziasse a potarli.
Concetti Generali
Il portamento naturale di un albero e il suo tipo di sviluppo influenzano inevitabilmente la formazione e la potatura. Non si insisterà mai abbastanza sul fatto che le caratteristiche di sviluppo individuali di un albero possono essere compromesse da una formazione troppo rigida e una potatura troppo intensa. Alcuni alberi come la Parrotia persica producono spontaneamente dalla base molti fusti lievemente tortuosi con una bella corteccia desquamante. La crescita di questi fusti non si guida e la potatura deve limitarsi all’eliminazione degli eventuali rami ribelli che alterino la simmetria dell’albero. In alcuni giardini l’albero comune con un unico fusto può non essere adatto: le betulle, gli ontani e molti altri alberi sviluppano più fusti e una vegetazione tendenzialmente ribelle, ma più consona alla posizione che occupano.
Tenendo conto di queste eccezioni gli alberi da giardino possono essere suddivisi approssimativamente in due gruppi principali a seconda del loro portamento: al primo appartengono gli alberi con un solo getto guida centrale; i rami laterali si dipartono a intervalli abbastanza regolari dal fusto principale senza lasciare necessariamente una parte di fusto nudo. La forma risultante è a piramide o a cono. Al secondo gruppo appartengono alberi con una chioma ramificata ben proporzionata senza un getto guida principale, ma con un fusto nudo di m 1,5-2. Generalmente hanno un aspetto più compatto e tondeggiante; la loro formazione è diversa e, per alcuni aspetti, anche la potatura successiva. Ci sono anche delle variazioni a questi due temi e non bisogna quindi considerare le due divisioni rigorose.
Semenzali o talee radicate
La gemma terminale di un semenzale o, nel caso di una talea radicata, quella più alta produce un vigoroso getto d’allungamento verticale, il getto guida, che a intervalli, durante la stagione vegetativa, va fissato a un tutore adeguatamente robusto per formare il fusto principale. In genere, ma non sempre, i getti laterali si sviluppano da gemme situate più in basso sul fusto. Se si vuole che l’albero abbia un tratto di fusto nudo, accorciare di metà tutti i getti laterali prodotti la prima stagione vegetativa, quando hanno raggiunto una lunghezza di cm 25-30. Si può evitare di potare fino all’anno successivo alcuni dei getti laterali superiori prodotti a stagione avanzata. La potatura dei getti laterali fa sì che gran parte del nutrimento vada a profitto del getto guida, in modo da ottenere la massima lunghezza e spessore del fusto nel minor tempo possibile. Alla fine dell’autunno o all’inizio dell’inverno recidere rasente al fusto i tronconi dei getti laterali potati. Ripetere ogni anno questo procedimento di formazione, ossia l’eliminazione in due tempi dei getti laterali della stagione in corso, fino a ottenere la lunghezza di fusto nudo desiderata.
Se si vuole che i rami si dipartano dal fusto centrale dell’albero fin quasi a livello del suolo (albero a portamento piumoso), il primo e secondo anno eliminare solo alcuni dei getti laterali più sottili e deboli in prossimità della base. Con gli alberi a portamento piumoso non bisogna potare ulteriormente i getti laterali durante la formazione iniziale.
Piante innestate a marza o a gemma
Pochi giardinieri si cimentano nell’innesto dei propri alberi, ma a volte i vivai offrono piante di un anno innestate. Se si vuole un fusto nudo, eseguire la potatura in due tempi dei getti laterali esattamente come descritto prima.
I getti guida
La gemma terminale del getto principale o getto guida di un giovane albero è normalmente dominante nello sviluppo e in genere controlla la crescita e lo sviluppo delle gemme e dei getti laterali sottostanti. Se il getto guida si rompe o si deteriora (o se è molto debole), è importante impostare la crescita di un getto di sostituzione il più velocemente possibile, getto che assuma le funzioni del getto guida, evitando così una crescita non uniforme. Scegliere un getto laterale vigoroso e in buona posizione e farlo crescere il più verticalmente possibile; oppure, se il getto guida rimane danneggiato a fine autunno o in inverno, tagliarlo con le cesoie fino a una gemma di crescita robusta e far crescere verticalmente il getto che si sviluppa da questa gemma. Allungare il palo di sostegno con una canna di bambù. Nel caso di alberi più alti e maturi, che non hanno più un tutore, la canna può essere fissata direttamente al fusto principale. Fare attenzione a non legare la canna troppo stretta al fusto, perché la crescita potrebbe essere ritardata. Una volta che il getto guida si è ben consolidato (dopo una o due stagioni), eliminare la canna; dopo qualche anno sarà difficile capire in che punto è avvenuta la sostituzione dei getti guida. Se uno o più getti laterali cominciano ad avere il sopravvento sul getto guida, tagliarli leggermente per stimolare nuovamente il getto terminale.
Getti guida biforcati o in concorrenza
A volte gli alberi producono due getti guida rivali, spontaneamente o perché è rimasto danneggiato il getto principale. Lasciandoli crescere entrambi, alla fine possono diventare dei rami principali equivalenti, come dimensione, a grandi tronchi. A poco a poco i getti guida biforcati e piegati ad angolo tendono a divaricarsi per il peso dei rami e nell’angolo di giuntura (biforcazione) si verificheranno rotture o indebolimenti. Inoltre in questa biforcazione può ristagnare dell’acqua e far marcire il legno. Se il vento è molto forte può anche divellere una grande parte di albero nel punto debole, lasciando un albero brutto e pericoloso. Allo stadio iniziale scegliere, senza indugiare troppo, il getto guida in posizione migliore e farlo crescere verticalmente come è già stato descritto e recidere completamente il getto guida rivale.
I tutori
Anche se può sembrare che non abbia molto a che fare con la potatura, è assai importante disporre correttamente i tutori per il giovane albero. Se la palettatura di un albero è inadeguata o addirittura inesistente, si rischia che il vento ne smuova le radici e che l’albero subisca danni meccanici o cresca sbilenco o irregolare. Questo complica inevitabilmente la formazione e la potatura. Un tutore robusto e messo nella giusta posizione, con buoni legacci, è essenziale per ottenere un alberò ben equilibrato. Dopo qualche anno, quando l’albero s’è consolidato del tutto, si può togliere il tutore, ma nel frattempo bisogna fare controlli periodici per assicurarsi che i legacci non siano troppo stretti. I legacci devono essere preferibilmente di plastica (e non di corda), regolabili e flessibili; non usare mai filo metallico.
Irrigazione e nutrimento
Di primo acchito l’irrigazione e il nutrimento possono non sembrare pertinenti alla formazione o alla potatura, ma un giovane albero a cui manchi l’acqua o il nutrimento crescerà lentamente e irregolarmente; se la vegetazione giovane e vigorosa prodotta è insufficiente, la formazione iniziale è molto più difficile. Prima dell’impianto assicurarsi che la terra della buca predisposta sia mista a composta o stallatico stagionati e cospargere anche di fertilizzante dopo l’impianto. Finire ricoprendo bene di pacciame la base dell’albero, operazione da eseguire ogni primavera durante i primi anni di vita dell’albero, per aiutarlo a mantenersi vigoroso. Innaffiare il giovane albero nei periodi di siccità per la prima stagione o due dopo l’impianto: può sembrare inutile, ma dà buoni risultati.
Alberi a Portamento Piumoso
L’albero a portamento piumoso è la forma più naturale per gli alberi spoglianti, con un unico fusto principale ricco di rami laterali fin quasi alla base. Questo è il modello di crescita tipico delle betulle, dei pioppi, dei sorbi rossi, degli ontani e di molti altri alberi comuni. La formazione iniziale è semplice: la cosa più importante è assicurarsi che il getto guida principale rimanga dominante evitando che si sviluppi un getto guida doppio o biforcato. Allo stesso modo eliminare appena possibile qualsiasi getto basale che possa competere col getto guida, a meno che non si voglia un albero a più fusti. Un albero a portamento piumoso ramificherà spontaneamente e abbastanza simmetricamente: devono essere potati solo i rami laterali in posizione sfavorevole o che possono squilibrare la forma generale. In ottobre o novembre recidere completamente tutti i rami laterali in posizione infelice. I primi rami laterali sono in genere piccoli e non crescono molto bene, ma in seguito diventeranno più forti e più lunghi, parallelamente al getto guida. Man mano che l’albero cresce, eliminare i rami laterali più corti in prossimità della base, lasciando una breve parte di fusto nudo. | rami laterali degli alberi vigorosi possono essere recisi fino al fusto alla fine della stagione o, se si preferisce, possono essere rimossi in due tempi. Mentre l’albero cresce può diventare necessario eliminare alcuni rami laterali, se sono troppo fitti, o alcuni dei rami più bassi, se intralciano la falciatura o le altre colture necessarie. Altrimenti, eccetto l’eliminazione dei getti guida in concorrenza, dei rami malati o deteriorati, non è in genere necessaria nessun’altra potatura. Come è facile immaginare, un albero a portamento piumoso può essere facilmente trasformato in un albero a fusto medio con un getto guida centrale potando i rami laterali rasente al fusto ogni autunno, fino a raggiungere l’altezza di fusto nudo desiderata.
Fusto medio con chioma ramificata
L’albero a fusto medio è la forma più comune usata per gli alberi ornamentali: il fusto centrale è privo di rami fino a m 1,6-1,8 dal livello del suolo. La formazione della corona dell’albero varierà a seconda del tipo di sviluppo naturale della pianta e dell’albero desiderato.
L’albero a fusto medio con chioma ramificata
I rami più bassi di un albero adulto si dipartono dal fusto a m 1,6-1,8 dal suolo, ma non c’è un getto guida centrale; naturalmente o per mezzo di una formazione artificiale si costituisce una chioma ramificata ma equilibrata. Questo tipo di sviluppo è adatto per alberi ornamentali piccoli come i ciliegi e i meli selvatici, ma non per gli alberi grandi. Le querce, gli olmi e molti altri alberi a volte formano una chioma ramificata spontaneamente, ma, da un punto di vista meccanico, questo tipo di impalcatura di rami è meno resistente di quella con un getto guida centrale. La formazione iniziale è identica a quella degli alberi a fusto medio con getto guida centrale: una volta ottenuto un fusto nudo della lunghezza desiderata, accorciare il getto guida, in modo che le gemme sottostanti siano stimolate a produrre getti laterali che fungeranno da impalcatura portante della chioma ramificata. In molti alberi questi rami laterali si formano spontaneamente, nel qual caso accorciarli di metà quando si pota il getto guida. Se si vuole ottenere un albero a fusto medio convenzionale, il più basso di questi rami laterali dovrebbe essere a m 1,6- 1,8 dal suolo. I rami dell’impalcatura dovrebbero essere distanziati il più uniformemente possibile; a questo stadio recidere tutti i rami disordinati o fitti. In seguito lasciar crescere i rami dell’impalcatura limitando la potatura al mantenimento di una forma regolare ed equilibrata. Per alcuni anni sugli alberi giovani possono spuntare all’interno dell’impalcatura getti verticali vigorosi che, se lasciati, diventeranno rapidamente nuovi getti guida: se si vuole un albero con la zona centrale aperta, reciderli subito.
Altri alberi
Oltre ai due tipi principali di alberi a fusto medio descritti, a volte si incontrano anche alberi con un fusto nudo alto (m 1,8-2), medio-alto (m 1,2- 1,6), medio basso (1-1,2) e a cespuglio (cm 30- 75). Il metodo di formazione non è diverso da quello degli alberi tradizionali a fusto medio. Alcuni alberi comprendono anche delle varietà piangenti; queste varietà sono in genere propagate innestandole in alto, sui portainnesti con un fusto di m 1,5-1,8, per ottenere appunto degli alberi a fusto medio piangenti. Anche in questo caso la potatura deve limitarsi all’eliminazione dei getti che minacciano di alterare l’equilibrio generale dell’albero. Alcune varietà piangenti, come il faggio pendulo (Fagus sylvatica «Pendula»), tendono a produrre una serie di fusti semi verticali che hanno lunghi getti cadenti, creando una cascata fluente e irregolare di rami. Non potare questi fusti ma lasciarli crescere normalmente secondo la loro forma di crescita
Le latifoglie sempreverdi
Nei giardini sono coltivate relativamente poche latifoglie sempreverdi. In genere richiedono solo una formazione minima, in quanto le giovani piante sono allevate di preferenza con un portamento piumoso. Costituire un getto guida centrale robusto e recidere durante i primi anni di crescita tutti i rami laterali mal distribuiti o i getti guida antagonisti. È sconsigliabile un’ulteriore potatura man mano che l’albero cresce, eccetto l’eliminazione dei rami morti, malati o danneggiati: i bei contorni ondulati di alberi come il leccio possono essere compromessi cercando di potarli, mentre è meglio lasciarli sviluppare liberamente.
Le conifere
Il portamento piumoso è indicato anche per molte conifere. Il modello di crescita fondamentale dei pini e degli abeti è un unico getto guida centrale da cui si dipartono a intervalli abbastanza regolari verticilli di rami: lasciarli sviluppare liberamente intervenendo con la formazione o la potatura solo se ci sono dei getti danneggiati (questo non vale per la palettatura). A volte il getto guida o la gemma terminale muoiono e uno o più getti del verticillo più alto cominciano a sostituirli spontaneamente: non appena si nota la necessità di un getto guida di sostituzione, fare crescere verticalmente il getto in posizione migliore del verticillo più alto. Recidere completamente i getti antagonisti. Parecchie conifere, come il tasso, il falso cipresso e la tuja, fungono molto bene da piante da siepe e si prestano a essere potate quando sono ancora giovani. A differenza delle latifoglie però le conifere, eccetto il tasso, non si riproducono facilmente dal legno maturo in quanto sui fusti e sui rami legnosi più vecchi ci sono poche gemme dormienti. Quindi qualsiasi potatura delle conifere deve limitarsi all’eliminazione dei rami morti o moribondi. I tentativi di ridurne l’altezza sono in genere inutili, col solo risultato di lasciare spesso piante brutte e mutilate che è meglio estirpare.
Rinnovamento
Gli alberi che sono stati trascurati o mutilati sono fin troppo comuni nei giardini: possono essere grossi alberi inselvatichiti, come querce o cedri, che non hanno ricevuto cure da quando sono stati messi a dimora e sono pieni di rami morti o deteriorati; a volte possono essere ciliegi o meli selvatici ornamentali con la zona centrale soffocata da rami sottili e deboli; oppure possono essere stati «rasati» malamente da qualcuno non troppo pratico di potatura. In ogni caso è necessario un trattamento di rimedio. La prima cosa da fare è recidere completamente tutti i rami morti, malati o deteriorati controllando quelli che rimangono. Per i grossi alberi è quasi certamente necessario l’intervento di uno specialista competente: la rimozione di grandi parti di un albero è un lavoro delicato ed è estremamente pericoloso cercare di recidere grossi rami senza l’attrezzatura necessaria e una conoscenza diretta in merito. Una volta eliminati i rami malati o danneggiati per gli alberi piccoli trascurati, come i meli selvatici o i ciliegi da fiore, lo scopo è di ricreare l’equilibrio di rami originario con una zona centrale aperta. Eliminare tutti i rami disordinati o che si toccano e l’intrico di getti verticali o rivolti verso l’interno che in genere si trovano al centro della chioma. Se è necessario, eliminare completamente uno o due dei rami più grossi che alterano l’equilibrio generale dell’impalcatura. Diradare tutti i rami principali nel caso che i rami laterali siano troppo fitti, facendo attenzione che la vegetazione sia distribuita uniformemente, ma cercare di non finire per avere uno scheletro di rami tozzi a causa di una potatura troppo intensa. Questo trattamento di rinnovamento probabilmente stimolerà per una stagione o due dopo la potatura più drastica una cacciata improvvisa di germogli d’acqua.
L’albero «rasato» ha sofferto per la cimatura invernale di tutti i getti nuovi, cimatura che dà come risultato un’impalcatura di rami nodosi, ognuno simile a un troncone capitozzato, che producono ogni stagione un mazzo di getti di crescita molto fitti. A parte la bruttezza estrema questo trattamento scoraggia la produzione di fiori e frutti, così è essenziale sostituire l’albero, se non può essere curato, o potarlo attentamente per ottenere un esemplare bello e proporzionato. Il trattamento è molto simile a quello già descritto prima, l’unica differenza è la potatura dei tronconi nodosi alle estremità dei rami principali. Questo richiede una sfoltitura drastica in modo da ridurre i «nodi» all’estremità dei rami a non più di uno o due. Ridurre a non più di un paio anche i getti di un anno del mazzo sui «nodi» recidendo completamente quelli in eccesso con una motosega da potatura. Accorciare di circa un terzo gli altri getti di un anno. Con questo sistema si può ottenere un modello di crescita abbastanza equilibrato e, nel giro di qualche stagione, l’albero riprenderà la forma e il portamento abituali.
Conviene eseguire il trattamento di rinnovamento a fine autunno o all’inizio dell’inverno, soprattutto per gli alberi che producono molta linfa che stilla abbondantemente se potati durante la stagione vegetativa. Le conifere, le betulle, i noci, gli aceri e gli ippocastani rientrano in questa categoria ed è quindi meglio potarli in ottobre-novembre. Con le querce, i faggi, i tigli, i carpini e altri alberi a legno «secco», la potatura può essere eseguita in qualsiasi stagione, anche se è meglio evitare la primavera. Le eccezioni più rilevanti alla potatura durante il riposo vegetativo sono i ciliegi (e altri alberi appartenenti al genere dei Prunus) che vanno potati durante l’estate, prima della fine di luglio, per ridurre il rischio di mal del piombo. Pareggiare tutti i tagli di potatura del diametro di più di cm 0,5-1 e ricoprirli appena possibile con un prodotto cicatrizzante.